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martedì 18 febbraio 2014

Fortuna con la "C" maiuscola

Quando il Fatalista decise di tentare con la PMA, stabilì dei limiti ben precisi; ne discutemmo ed alla fine, tra il mio "tentiamo all'infinito" ed il suo "facciamo una sola prova e basta" abbiamo raggiunto un compromesso che consisteva in tre inseminazioni ed una FIVET (Fecondazione in Vitro con Embryo Transfer). La possibilità della fivet l'ho guadagnata promettendo che se fosse arrivato un bambino non ne avremmo cercati altri: l'ho fatto perché sapevo che per il nostro problema le inseminazioni non servivano a niente...
La legge prevede un approccio graduale alle tecniche di procreazione assistita, salvo in casi eccezionali; quindi per approdare alla fivet devi prima passare per le inseminazioni, quante è a discrezione del centro a cui ti rivolgi (mi sembra che la legge non specifichi il numero).
Lo si fa "a tutela del paziente"...e per spremerti più soldi possibile.
E' vero che fra le due tecniche non c'è paragone in termini di invasività, ma la preparazione è sempre la stessa: la donna si spara gli ormoni  e il maschietto "dona" nel vasetto.
Nella fivet c'è un passaggio in più in cui la donna si becca l'anestesia per il prelievo degli ovociti da fecondare.
Infine, tramite un catetere inserito nell'utero, con l'inseminazione si iniettano gli spermini selezionati e rinvigoriti, con la fivet si iniettano gli embrioni fecondati in vitro.
Sto banalizzando, ma la sostanza è questa.
Siccome nel nostro caso non c'erano tanti spermini da selezionare, invece di muoversi giocavano a carte e non stavano messi bene neanche morfologicamente, 'ste inseminazioni le ho fatte con lo spirito di "togliermi un dente".
Alla terza ero incinta.

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