Alla fine c'è stato il trasloco: di
venerdì 17, come inderogabilmente programmato dal fato.
Ha portato bene...nonostante i quarantadue gradi all'ombra, gli ultimi scatoloni riempiti alla rinfusa dal Fatalista e nonnamanager mentre una ignara Fortunata era a lavoro e non sapeva che i traslocatori avessero deciso di smontarle casa il giorno prima, una bambolotta scaricata tra nido e nonni materni come un sacco di patate, la grande fatica, la voglia di essere altrove, il marito depresso.
Essì, perché ho un marito che sembra un cinico menefreghista e che invece ha impiegato settimane a rassegnarsi a dover lasciare la casa "dove è nata nostra figlia"...
Non sapevo come aiutarlo: parlare, confrontarci, mostrargli la serenità mia e della bambolotta; non è servito a molto, c'è voluto il suo tempo. Null'altro.
Ma nella vita c'è sempre qualcosa a cui appigliarsi. Il campeggio, la nostra àncora di salvezza;
prima la mia, poi del Fatalista, il quale necessitava di una via di fuga da questa casa nuova ed estranea.
Periodo difficile ed intenso al quale dovevo aggiungere una ulteriore complicazione: così mi son detta "perché non togliere il pannetto alla bambolotta?! che sarà mai! tiriamoci anche questo dente!".
Incosciente.
Folle.
Nel delirio di onnipotenza del momento ho intrapreso questa lunga strada in salita. Con il Fatalista per niente complice e partecipe...anzi...
L'ho avuta vinta. Ora il pannolino si usa solo di notte e spesso al mattino è ancora asciutto. La bambina ha ormai un grandissimo controllo ed ha smesso di farmi i dispetti.
Pipì ok. Cacca no. Ma con il suo
problema non mi meraviglia: ha le sue posizioni, incompatibili con water o vasino, ma ci sto lavorando. E sono fiduciosa che troverà il modo, lo troveremo insieme; soprattutto ora che il marito ha avuto modo di vedere di cosa è capace la bambolotta ed è collaborativo. Ha smesso di rimproverarmi con tutti i suoi "tu sei fissata: è troppo piccola! La torturi soltanto..."
Questa liberazione dal pannetto è una grande conquista: nostra figlia si sente "grande", autonoma e cerca di fare sempre più cose da sola. E' una continua aspirazione all'indipendenza.
Inoltre ci ha permesso di iscriverla al suo primo, vero, corso di nuoto.
Da sola, senza mamma e papà. Lei che è una creatura d'acqua più che di terra: è felice, non vuole saltare una lezione neanche se ha la tosse o è raffreddata.
Una sola estate e me la ritrovo già così grande...nei suoi lineamenti posso intravedere la ragazza che diverrà, cosa che finora non riuscivo a fare.
Non so se è perché la bambolotta cresce a vista d'occhio, ma il marito in questi mesi deve aver maturato la consapevolezza di volere un altro figlio. Inizialmente colta da sentimenti contrastanti per questa sua evoluzione (e non certo positivi, visto che i suoi tempi non hanno coinciso con i miei e, soprattutto, con il
dono che la vita ci ha concesso sei mesi fa), ho infine sospeso il mio giudizio e cerco di restare distaccata.
Le mie speranze di una nuova gravidanza si affievoliscono mese dopo mese.
Mi sono data tempo fino a fine anno, poi basta: compirò quarant'anni.
E non è tanto perché i rischi aumentano, quanto per le forze che iniziano a mancare.
Il Fatalista va incontro a nuovi impegni lavorativi che lo costringeranno ad essere meno presente nella nostra vita quotidiana: già così il mio carico di lavoro è notevole; presto peggiorerà.
O forse ho solo capito che il vuoto di un
aborto non può essere colmato, neanche da una nuova gravidanza; oppure ho paura di dover aver paura per nove mesi prima di abbracciare una nuova vita.
Psicofilosofia a parte, niente è come prima.
Tutto è cambiato.
Noi siamo cambiati.