Tickers mammole.it
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lunedì 19 gennaio 2015

Quelli di

Per fortuna ne ho conosciute poche e questo mi fa pensare che siano una specie in via d'estinzione...sono le mogli-di.
Quelle che si qualificano per la categoria professionale del marito, che vivono di luce riflessa, che non sanno slegare il loro valore dal lavoro che svolge il consorte.
Oggi credo ce ne siano poche, perché ormai anche le mogli hanno un ruolo attivo nella società, che non sia strettamente connesso con la famiglia, i figli, la casa. Si riescono a realizzare professionalmente, non sono più frustrate di non riuscire ad esprimersi al di fuori delle mura domestiche. Se lo desiderano, certo. C'è chi ancora sceglie di fare la casalinga a tempo pieno: ma è una scelta, anzi è ormai un privilegio!
Fatto sta che le mogli-di fanno tristezza, certo danno anche un po' sui nervi, talvolta vorresti essere brutalmente diretta e dir loro di piantarla di riempirsi la bocca con titoli di cui non conoscono neanche bene il significato...poi, però, prevale il buonsenso: comprendi l'insicurezza, la fragilità, il senso di inferiorità latente.
In compenso c'è un'altra categoria che si va via via infoltendo man mano che gli anni passano: i figli-di.
Hanno qualsiasi età, una buona istruzione e altrettanto buona educazione: spesso si presentano umili e integrati con il resto della popolazione. Poi li frequenti sul luogo di lavoro e capisci che no, non sono come gli altri.
A loro non è permesso di far finta che non abbiano il cognome che hanno: per quanto capaci non gli viene richiesto alcuno sforzo per occupare il posto che occupano. Ma non è questo il problema, perché la dura realtà è che nessun datore di lavoro sa quanto valgano i suoi dipendenti: per lui uno vale l'altro e nessuno è insostituibile.
Quello che i figli-di si ostinano a non capire è che, se vengono assunti per fare un favore al padre e vengono tenuti per non inimicarsi il padre, già questo basta per essere profondamente odiosi al boss.
Invece si sentono al centro di fantasiosi quanto inesistenti complotti orditi alle loro spalle da colleghi impegnati a sudare sul serio per mantenere il posto: che sia solo una scusa o meno, tanto basta a farli sentire autorizzati a pugnalare alla schiena chiunque pensi solo a lavorare e non sia interessato agli intrighi di corte...
Alla fine i figli-di dovrebbero solo ragionare sul loro status e mantenere un basso profilo con superiori e colleghi: non devono essere preparati, arrancare, sudare, dimostrare...invece no, preferiscono giocare alla guerra che hanno in testa.
In questo caso non c'è  l'insicurezza, la fragilità, il senso di inferiorità latente: non c'è niente da capire, solo da stare a guardare.

8 commenti:

  1. Post interessante.
    Ciao ciao "mamma".
    sinforosa

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    1. Benvenuta, Sinforosa!
      È bastato quel "mamma" a presentarti :)
      Verrò a trovarti presto, sarà bello leggere una maestra!

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  2. Che bolle nel pentolone? Non mi fate arrabbiare la Fortunata che vi vengo a prendere ;-) Sono credibile?

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    1. Mi trovo nel bel mezzo di una situazione assurda!
      All'asilo ci si comporta meglio...voglio la mamaaaaaaa!!! :p

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  3. Ho conosciuto un figlio di, una volta, sul lavoro, e non contento di esserlo. Lui delle doti del padre non ne voleva sapere, avrebbe voluto far altro ma non gli era stato concesso, quello che emergeva era proprio la sua assenza di personalità, essendo cresciuto all'ombra di un genitore. Era messo li ma avrebbe preferito essere altrove ed i risultati si vedevano, eppure stava li, per non deludere, per non sovvertire le regole...mi fece molta tenerezza!

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    1. Un genitore ingombrante può rendere la vita di un figlio facile...oppure impossibile...

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